Casal Bertone, le indagini confermano: furono gli antifà gli aggressori
Scritto da RBN il Ottobre 9, 2012
[RBN] Roma, 9 Ottobre – “L’avviso di conclusione indagini notificato questa sera a nove esponenti di CasaPound Italia e a sei militanti della sinistra antagonista ristabilisce la verità dei fatti su quanto accaduto a Casal Bertone durante gli scontri del 23 Marzo” – afferma il vicepresidente di CPI Andrea Antonini in una nota.
“In particolare il verbale della Questura di Roma -prosegue l’esponente di CasaPound- ricostruisce la dinamica di quanto accaduto, attribuendo la causa del sorgere dei dissidi all’aggressione da parte di alcuni militanti di un centro sociale della zona ai danni della madre di un militante di CPI. Al contrario di quanto sostenuto dagli antifascisti il documento spiega che, dopo il chiarimento cercato dal figlio della signora aggredita, gli esponenti del centro sociale si sono organizzati in presidio e hanno tentato un vero e proprio assalto a viso coperto armati di spranghe e a colpi di bombe carta ai danni del Circolo Futurista di Casal Bertone. Chiarisce inoltre come i militanti di CasaPound fossero tutti a volto scoperto, come era logico visto che si trovavano al Circolo per festeggiare i 4 anni di apertura della sede, e come si siano trovati a doversi difendere dall’attacco scatenato dalla sinistra antagonista.”
“Per la sinistra antagonista -si legge nell’avviso- S.S., C.S., L.B.e altri percorrevano via Baldassarre Orero e via Antonio Baldissera, guidando il gruppo dei facinorosi in via degli Orti di Malabarba e, incitandoli allo scontro, iniziavano atti violenti mediante getto di pietre, di bottiglie, di petardi, di bombe carta e di altri oggetti contundenti. Dopo aver organizzato le file dei facinorosi, S. mostrava provocatoriamente il sedere ed invocava il nome di ANTONINI; S.serrava le fila dei militanti, invitandoli ad avanzare; B. incitava ifacinorosi a sopravanzare. Seguiva il contatto violento vero e proprio con l’opposta fazione al quale partecipavano attivamente S., S., B.”
“Io credo che questo, unito ai capi di imputazione, chiuda di fatto la questione. L’unica cosa che a questo punto non si può fare a meno di notare -conclude Antonini- è la disparità di trattamento sul fronte degli indagati, pur nella diversità delle accuse: nove tra coloro che si stavano difendendo da un assalto e sei tra coloro che quell’attacco stavano sferrando.”